LA TRAMA | IL DESIDERIO
Un Malucumminàtu - uno storpio - è ossessionato dal desiderio di “stracanciàre”: vorrebbe essere più eretto, più presentabile, più sano e piacevole alla vista. Ogni suo sforzo, però, viene sabotato da due voci che lo assillano: la Signora Ida e il Signor Lei. Il Malucumminàtu le tenta tutte: dall’esercizio fisico al rito arcaico, passando per l’invenzione di Sante Moderne Personalizzate, fino ad inseguire la processione carnascialesca di una folla con un asino in spalla. Ogni suo tentativo è spinto dal bisogno di un miracolo, che la Signora Ida e il Signor Lei continuano a fare abortire senza pietà. L’ultimo tentativo, il più drammatico, sarà di autodistruggersi, e nell’urlo tragico dell’affanno si rivelerà l’unico miracolo possibile: il Malucumminatu diventerà una Leggenda.
IL CONCEPT | LA GEOGRAFIA MADRE
Petra è il paesino immaginario che ospita queste persone, che si aggirano per la nebbia e tra i vasti e solitari panorami dell’entroterra sicano: vicoli, piazze e valli che abbiamo abitato dall’infanzia fino alla fine della nostra adolescenza. Il “malucumminatu” nasce dallo storpio che abita ognuno di noi: quell’accumulo malmesso di desideri cui tanto tendiamo e che lasciamo appassire continuamente. La Signora Ida, donna santa, e il Signor Lei, l’anziano in panchina, sono portatori di un pensiero arcaico e inossidabile di stare al mondo. E’ proprio impadronendoci di queste voci che possiamo prendere coscienza di quella mappa di paure, giudizi e aneliti che costituiscono la personale “Geografia Madre” di ognuno di noi: ovvero l’insieme di cose che tutti ci portiamo dietro, dentro e addosso, dal nostro paese di origine, sia esso un luogo del mondo o una stanza nella casa di famiglia.
LA MESSINSCENA | IL PALEOTEATRO
Ne nasce dunque un esorcismo per gioco. Spazio, corpo e tecnica sono diventati strumenti per un rito contemporaneo. Solo creando un’esperienza rituale potevamo davvero parlare di ciò che è affiorato in noi. La messinscena di “Petra” si serve di un cubo, una mandibola di vacca, un corpo che veste una gonna e un corpo che lavora a una console dal vivo. L’unico dispositivo che illumina la scena è un piccolo faro poggiato a terra e che proietta delle ombre su un fondale, come in una caverna di Platone, una storia attorno al fuoco, un racconto della mezzanotte.
La lingua che i personaggi parlano è un misto fra dialetto ennese e italiano. Dialetto scuro, ruvido e montano: strumento fondante del rito di Petra. Il testo del progetto e la messinscena sono in costante evoluzione. Come in costante evoluzione è il nostro rapporto con le nostre domande. I personaggi, gli spiriti (se vogliamo chiamarli così) vivono di vita propria, in ogni spazio che abitano, di volta in volta che vanno in scena. Il suono è evocatore, negromante, salvatore: la manipolazione attiva di esso, attraverso dispositivi elettronici, permette la trasfigurazione del parlato in musica, della melodia in verso animale, del silenzio in spazio, tangibile, del canto in paesaggio.
MAURO LAMANTIA nasce nel 1990 a Palermo, ma cresce a Enna.
Si diploma nel 2011 alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano, allora diretta da Luca Ronconi. Ha fondato la compagnia teatrale Idiot Savant con cui ha collaborato per quasi dieci anni. Nel 2012 vince il Premio Hystrio alla Vocazione e nel 2015 viene candidato come Miglior attore emergente a Le Maschere del Teatro Italiano per la sua interpretazione ne “La Morte della Bellezza” di G.Patroni Griffi con la regia di Benedetto Sicca. Lavora con diversi teatri italiani, tra cui il Teatro della Tosse, il Teatro Elfo Puccini e il Teatro Fontana. E’ protagonista nel film di Paolo Virzì “Notti Magiche” (2018) e partecipa al film “House of Gucci” (2021) di Ridley Scott e “Astolfo” di Gianni di Gregorio (2022). Nel 2021 pubblica la sua prima raccolta di poesie, “Formulario” (edito da Nulla Die) e intraprende un percorso personale di poesia performativa, a partire dai suoi scritti e soprattutto da “Fiore”, storia in versi ancora inedita. Nell’estate pandemica del 2020 ha iniziato un sodalizio artistico col musicista Beercock, mettendo in scena “Petra”, spettacolo che attraversa i linguaggi della musica, del teatro popolare, della performance e della rappresentazione sacra. Nel 2022 vince la Borsa Teatrale Anna Pancirolli insieme a Matteo Gatta e Iacopo Gardelli per il progetto “Gramsci Gay”, che indaga il rapporto fra le giovani generazioni e la politica.
SERGIO BEERCOCK è un performer anglo-italiano: cantante, musicista, poeta e attore teatrale. Da musicista, ha pubblicato il suo primo album solista “Wollow” (2017, 800A Records), e lo ha promosso in due anni di tour tra Italia e Regno Unito in radio, clubs, teatri e festivals; dal 2015, ha lavorato in featuring con artisti e produttori come Giovanni Sollima, Fabio Rizzo, Go-Dratta, e molti altri. Da performer ha studiato con maestri italiani ed europei come Mimmo Cuticchio, Francesco Agnello, Eugenio Barba e l’Odin Teatret, Tino Caspanello, Bruno Tognolini; lavora in vari collettivi teatrali anche come regista e autore: le sue musiche di scena e i suoi spettacoli hanno debuttato al Santarcangelo Festival, Romaeuropa, Nouvelle Génération Lyon, Teatro Biondo Palermo, Fondazione Merz, Primavera dei Teatri e al Festival de Cannes ed è stato finalista al Premio Scenario Infanzia. Dal concept "Voce. Corpo. Rito." pubblica un secondo album, “Human Rites” a dicembre 2020 e viene incluso da Rumore fra i migliori album europei dell’anno. Insieme ai performers del Progetto Amunì ha pubblicato il suo nuovo singolo "OIDA" (2022, 800A Records). Nel 2021 Bisso Edizioni cura un’antologia poetica e teorica sulla sua ricerca dal titolo “vocecorporito”. Attualmente vive a Roma e collabora con numerose realtà e artisti multidisciplinari italianə e europeə nel teatro e nella poesia performativa: Babel Crew, Progetto Amunì, Mercurio Festival, Bruno Tognolini, Giuliano Logos, Mauro Lamantia, Teatrialchemici, A.I.R.C.A.C. France.